articolo di Roberto Salvan

Andrà tutto beneRipercorrendo questi ultimi mesi del 2020, in molte occasioni abbiamo riflettuto sulle parole d’ordine “Andrà tutto bene” e “Nulla sarà come prima” e ci siamo chiesti, guardando al futuro delle nostre comunità: cosa stiamo consegnando ai nostri figli e nipoti?

Una Comunità nazionale o locale capace solo di intervenire in piena emergenza, mettere toppe in ogni situazione, correggere continuamente la propria direzione mentre si sta correndo a più non posso, piangere e lamentarsi quando ormai non è più possibile rimettere a posto nulla… è una Comunità che non ha alcuna visione nel futuro.

Nel suo piccolo Retake Roma, e la comunità umana che si raccoglie intorno a essa, potrebbe vincere la sfida diventando una coscienza critica e costruttiva per quei cittadini che sognano tante piccole realtà partecipate “dal basso”, una associazione che, in virtù delle esaltanti esperienze di cittadinanza attiva vissute negli ultimi dieci anni, ha qualcosa di autorevole da dire sul futuro da costruire.

Oltre sessant’anni fa Adriano Olivetti definiva così le “sue” Comunità: “Comunità, il nome lo dice e il programma lo riafferma, è un movimento che tende a unire, non a dividere, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a costruire. Non siamo venuti dunque a dividere, ma per esaltare i migliori, per proteggere i deboli, per sollevare gli ignoranti, per scoprire le vocazioni” (1955). La Comunità, quindi, non si contrappone, non è mai contro. Diventa il luogo in cui si “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (Art.2 della Costituzione della Repubblica Italiana).

tempo di covid

C’è bisogno di confronto, di stare con gli altri, di condividere con altre realtà associative anche temi e strategie che non sono nel proprio DNA associativo. E il confronto dentro cui le Comunità giocano è su questo orizzonte: il Futuro che vogliamo per Noi e per le Generazioni che verranno.

Abbiamo bisogno di una società “a misura d’uomo” e aprire il cammino verso l’integrazione delle comunità territoriali che condividano questa aspirazione.

Retake, restando vigile verso i beni comuni che oggi custodisce, potrà dare da protagonista il suo contributo. Dovrà essere una risposta che includerà necessariamente gli interessi delle giovani generazioni e i loro Diritti.

L’attuale pandemia, quando sarà definitivamente sconfitta, lascerà un mondo devastato dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Ogni struttura e organizzazione dovrà ripensarsi, difficilmente qualcuno potrà continuare come se niente fosse accaduto. La storia ci insegna che ogni “crisi” bisognerebbe non sprecarla: potrebbe essere una opportunità per aiutarci a non commettere gli stessi errori che ci hanno portato fino a qui.

Ecco quindi riproporsi per Retake Roma un bivio per il futuro:

possiamo restare in attesa che la situazione ritorni come prima, per riprendere le stesse attività, convinti, seppure tra qualche contraddizione, che un ruolo come il nostro in Italia non lo ha nessuno;

oppure, facendo tesoro delle nuove esperienze nate dalla crisi sanitaria e sociale, possiamo integrare, tra i valori da promuovere e testimoniare, quelli che aiutano l’Associazione ad ispirarsi a contesti globali e a reti di Comunità “dal basso”, che potranno fare la differenza nel prossimo futuro.

Ci interessa questa seconda strada.

tempo di covid

Una Comunità non si “ciba” solo del continuo “fare”, ha bisogno anche, ma forse è più corretto dire soprattutto, di una continua cultura positiva che faccia crescere e sappia custodire la fiducia, dentro e fuori l’Associazione e la Comunità a cui fa riferimento. Il solo “fare” può diventare sovente sterile, senza più forza morale e idealità.

Il Covid-19 ha evidenziato che là dove la Comunità è stata svuotata (sia come partecipazione dal basso che come responsabilità che le venivano affidate dall’alto, dalle Istituzioni dello Stato) la crisi sanitaria ha colpito più duramente. In particolare nelle Comunità dove esistono grandi livelli di disuguaglianze (lavoro nero e irregolare, lavoretti occasionali, piccola criminalità, violenza domestica, situazioni di disagio fisico e mentale, abbandono scolastico e molto altro). Per non parlare degli “invisibili”, quelli senza fissa dimora, gli immigrati irregolari, chi occupa stabili nelle periferie perché in lista per una casa pubblica, tutte realtà umane che spesso impattano direttamente con la nostra attività di cura e riordino dei beni comuni. Anche loro, da “invisibili”, hanno vissuto questa emergenza sanitaria. Qualcuno li ha aiutati e continua a farlo, si è sporcato le mani e prova a dare risposte.

Questa situazione sfilacciata, spesso erroneamente stimata, volutamente ignorata, ci ha di fatto trovati tutti impreparati. Si pensi solo agli anziani e a quale prezzo abbiamo pagato in termini di vite umane e di sconquasso morale per migliaia di famiglie. Oppure ai bambini e ragazzi che non avevano gli strumenti per studiare a distanza. Creando di fatto bambini di serie B.

Tenendo conto di questo scenario, il ruolo di Retake Roma nel dopo Covid-19 potrebbe essere quello di ripartire fondando il proprio “fare” tradizionale su un rinnovato spirito di fiducia. Fiducia da non tenere per sé, dentro l’Associazione, ma da condividere con chi ci sta vicino, con chi incontriamo per strada, con chi ci legge sui social. Dobbiamo diventare messaggeri di positività, soprattutto con i bambini, gli adolescenti e i giovani.

Forse si dovranno riaprire nuovi tavoli tematici con le Istituzioni, per stimolare queste ultime a tener conto da dove veniamo e per quanto tempo ancora continuerà questa emergenza.

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Ma, se riguardo alle Istituzioni il lavoro di pressione è un percorso noto, lo è un po’ meno quello di partecipare a reti di Associazioni impegnate su tematiche legate ai beni comuni, alla sostenibilità, al ciclo dei rifiuti, a programmi educativi per i bambini, alla gestione dell’acqua pubblica. Unire le forze del volontariato dopo una crisi come questa potrebbe essere un segnale dirompente di unità e di collaborazione.

Continuare il processo di definizione e costruzione di Retake Italia va senza dubbio nella direzione di unire le forze e di arricchire le esperienze di ogni singola Comunità di riferimento. Lo sforzo continuo che deve essere compiuto è di condividere tutti i punti di contatto e rafforzarli. In questa fase, assai delicata, è dannoso soffermarsi sulle differenze.

Gli Eventi Retake dovranno avere sempre il sapore della festa e avere la capacità di trasmettere empatia verso qualsiasi interlocutore, saranno l’incontro con il quartiere, con le scuole e le università, i negozianti, i condomini, le altre associazioni. Quello che viene racchiuso nel concetto dello “SpeakUp” deve essere rafforzato, gli deve essere dato senso rispetto al futuro, e alla chiamata alla responsabilità di ogni cittadino nei confronti dei beni comuni, della città, della Comunità di cui anch’egli fa parte integrante.

Retake Roma non ha la pretesa (non l’ha mai avuta!) di risolvere da sola tutte le questioni che sono all’origine della sua costituzione. Ma ora che è diventata una Associazione che ha voglia di crescere e che si interroga su come ripartire dopo Covid-19, è necessario trovare riferimenti e obiettivi che abbiano scenari globali.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è lo strumento per eccellenza per capire dove insieme si sta andando. Sono 17 Obiettivi tra i quali ce ne sono una buona parte che toccano il “fare” di Retake Roma nelle Comunità di riferimento.

In Italia più di 220 tra Istituzioni e reti della società civile fanno parte della Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) proprio per promuovere e monitorare il raggiungimento degli Obiettivi della Agenda 2030.

Per Retake Roma si tratta di avvicinarsi gradualmente a queste tematiche e farle diventare proprie nel modo di progettare Eventi e di vestirli di contenuti, con l’impegno di trasmetterli ai propri pubblici di riferimento.

Associazioni, reti e Comunità più consapevoli di dove la specie umana sta andando: dobbiamo reciprocamente aiutarci ad essere preparati ora e in futuro. Per noi, per i nostri figli e per quelli che verranno.